Morte di un uomo felice - Giorgio Fontana

Dopo lo Strega, il premio letterario italiano più atteso è senz'altro il Campiello. Quest'anno il vincitore, scelto, come di consueto, da una giuria di trecento lettori, è stato Giorgio Fontana con Morte di un uomo felice. 
Dopo qualche incoraggiamento da altri amici lettori, ho deciso di leggerlo senza porre troppo tempo in mezzo. Non posso che ringraziare chi mi ha spinto a farlo, in quanto Fontana si è rivelato degno vincitore di tale premio.
Una trama che sfiora due periodi "delicati" della storia italiana, il secondo dopoguerra e gli anni di piombo. Nel primo l'attenzione si concentra su Enrico Colnaghi, padre, operaio e partigiano coraggioso che sacrifica la sua vita per il bene di tutti. Nel secondo conosciamo Giacomo Colnaghi, figlio di Enrico, cresciuto orfano di padre, fra oratorio, un lavoro in banca e, infine, magistrato.
Sebbene le vicende storiche non si limitino a fare da sfondo alla trama, un posto importante per esempio lo assume la vicenda da magistrato contro le Br di Giacomo, il reale fulcro attorno a cui ruota il racconto sono i sentimenti fra padre Colnaghi e figlio. Un rapporto nato da una lettera e dai racconti, dall'idealizzazione e dalla storia italiana. Giorgio Fontanta, con uno stile a tratti un po' acerbo e a volte troppo compiaciuto, riesce malgrado ciò ad essere gradevole, a catturare il lettore, ma non solo, anche a toccare le corde dei sentimenti più profondi, qualche lacrimuccia ammetto di averla versata, e a mettere a parte noi italiani di una storia non narrata, forse perché troppo recente e dolorosa, ma non per questo da dimenticare, quella appunto degli anni di piombo, e che solo recentemente Francesco Piccolo, con Il desiderio di essere come tutti, vincitore del premio Strega 2014, ha trattato. Un libro da consigliare per capire le generazioni non ancora passate, quella dei nostri genitori, e che, come nei due protagonisti, potrebbe donare motivi di riflessione del rapporto fra noi e loro, fra i padri e i figli, non in maniera banale e scontata, ma prendendo atto dei contesti storici che ci hanno caratterizzato e delle scelte che tali contesti ci hanno spinto a fare.