"Il gattopardo" Giuseppe Tomasi di Lampedusa

"Il gattopardo"
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Universale Economica Feltrinelli
Edizioni
€ 6,20
Capisco che molti dei lettori avranno avuto modo di leggerlo tempo fa, in remote epoche scolastiche, oppure ci sono coloro che, ancora ridenti studenti, ne tentano il primo approccio. Io non ho avuto la fortunata opportunità di avere professori che me l'hanno consigliato (i miei professori non mi hanno mai dato uno straccio di consiglio letterario, ma lasciamo perdere) e dunque mi sono ridotto a leggerlo alla soglia dei 34 anni. Vincitore del premio Strega nel '59, era il tredicesimo anno dalla nascita di questo riconoscimento, "Il Gattopardo", unico scritto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, scomparso due anni prima della pubblicazione, è un classico della letteratura italiana, sebbene di relativa giovane nascita. Ad incrementare ulteriormente la fama , già a livello mondiale in seguito alla traduzione in molte lingue, è stata la trasposizione cinematografica, da cui è stata tratta la copertina di questa edizione, già capolavoro della cinematografia mondiale, diretta da Luchino Visconti e il cui cast stellare comprende Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon. Il film meriterebbe un articolo a parte, ma parliamo ora del libro.

Un momento storico decisivo per l'Italia. È il tramonto della dinastia borbonica e il principio della nascita dell'Italia unificata. Il principe Fabrizio Salina vive il cambiamento, dalla sua Sicilia, molto da vicino. Il declino della nobiltà inizia con il fidanzamento del nipote Tancredi con la bellissima, ma provinciale e di umili origini, Angelica.

Tomasi di Lampedusa ha sapientemente tracciato i contorni di una trasformazione, della Sicilia e di riflesso di tutta la nazione, che segna un capitolo importante della nostra storia. Il ritratto della Sicilia è vero, tangibile sia nei tratti paesaggistici che nel delineare le personalità, la gente, i siciliani. Un romanzo storico, ma non solo. La prosa del Tomasi è profonda ed esemplare. Il ricco linguaggio è un'evidente conseguenza delle sue abitudini letterarie intense, assecondate da una personalità chiusa, taciturna e solitaria. Un classico che ha ragione nell'essere definito tale. Una lettura che va affrontata non solo per avere un quadro storico italiano più dettagliato, ma anche per imparare a riconoscere e distinguere in vero scrittore da un presunto scribacchino. Differenza che negli ultimi anni non sempre è stata notata. Ricordiamoci che la fama non fa lo scrittore. Mi fermo qui, perché aggiungere altro non farebbe che screditare l'opera. Buona lettura

"Io sono febbraio" Shane Jones

"Io sono febbraio"
Shane Jones
Isbn edizioni
€ 13,00
Io sono febbraio è un'opera che difficilmente può essere riassunta e ancor più difficilmente trattata. La particolarità risiede non nella trama, ma nel modo in cui essa viene narrata. Shane Jones in questo racconto che non posso limitarmi a definire semplicemente favola, sposa meravigliosamente l'elemento poetico, favolistico e onirico come non mi è mai successo di incontrare.


In una città imprecisata avviene qualcosa di insolito: l'inverno si protrae ben oltre i mesi stabiliti. Un misterioso individuo chiamato Febbraio sembra esserne la causa. Gli abitanti vivono con profonda angoscia la situazione, tanto più a causa dell'impossibilità di poter volare con qualsiasi mezzo, divieto che si estende a tutte le creature alate. Thaddeus Lowe è determianto a non subire passivamente il forte disagio e decide di intervenire.

Quanto di allegorico c'è in questo racconto non so dirvi, nella simbologia dell' Inverno che non voleva mai finire, questo è il sottotitolo del libro, possiamo leggere tanti significati. Ma la lezione che trasmette, quello di non arrendersi mai, neanche difronte alle avversità più insormontabili, è ben evidente. Uno stile che risulta un connubio particolare fra racconto visionario e narrazione poetica che richiede una lettura attenta, in misura maggiore in quanto il racconto non presegue in modo lineare, poiché gli elementi che ci indicano i diversi passaggi temporali, dal passato al presente, sono appena accennati. Come in un sogno, dove avvenimenti sconnessi sono uniti nell'intreccio di un'improbabile trama, la storia di cui stiamo parlando è raccontata a tratti, spesso  dal punto di vista di soggetti diversi, lasciando solo intravedere l'insieme narrativo. L'effetto finale è quello di un trasporto su un livello diverso di realtà. A coinvolgere maggiormente, in una sorta di sinestesia dei sensi, sono sia i nomi dei personaggi, un esempio è "la ragazza che sapeva di miele e di fumo", che la scelta di rimpicciolire e ingrandire i caratteri adeguandoli al tono di voce usato.
Un libro che va letto più volte per catturare i molteplici elementi che la compongono e che richiede un'impegno particolare per riuscire ad apprezzarlo. 

"Vita di Pi" Yann Martel

yann martel
"Vita di Pi"
Yann Martel
Edizioni Piemme Bestseller
€ 10,50
Ennesimo libro da cui è stato tratto un film. Personalmente, però, il libro lo conoscevo già da diverso tempo e la sua trasposizione cinematogrfica è stata solo il pretesto per leggerlo quanto prima, o almeno prima di poter vedere il film. Mi aspettavo parti noiose e punti morti, per quanto in generale la trama abbia suscitato molte curiosità, e invece Yanna Martel, con mio grande sollievo, costruisce una storia che attira magneticamente, impedendo anche ad un debole desiderio di abbandono di affiorare.

La vita a Pondicherry del giovane Piscine Molitor Patel, che si fa chiamare Pi (come il π) per non essere oggetto di scherno, è diversa da quelle dei giovani della sua età. Suo padre è proprietario dell'unico giardino zoologico dell'isolae, dunque Pi vive in uno zoo. Il contatto con le diverse specie di animali è di ordinaria amministrazione, ma non per questo Pi darà per scontato la merviglia che essi suscitano e la conoscenza delle abitudini comportamentali delle bestie. Ma le circostanze sfavorevoli impongono un trasferimento in Canada, sia per la famiglia Patel che per diverse creature dello zoo. E come se non bastasse il mercantile su cui sono imbarcati affonda. Da qui inizia l'avventura di Pi e Richard Parker, un esemplare adulto di tigre del Bengala, entrambi naufraghi sulla medesima scialuppa.

Leggendo la trama si potrebbe essere indotti a pensare che Vita di Pi sia una favola moderna ricca di elementi fantastici. Niente di più errato. La dinamiche logiche sono così ben costruite da far credere che la storia non sarebbe potuta andare diversamente. Le scelte di Pi, i suoi comportamenti e i suoi percorsi mentali sono così reali e così intelligentemente illustrate da risultare convincenti e ricreare nel lettore gli stessi stati d'animo. Un romanzo introspettivo che scava nella mente umana così da mettere in luce le sensazioni e le emozioni primordiali che emergono solo in casi estremi. La storia utilizzata come metafora della lotta fra la paura e la volontà di vivere è un sapiente mezzo di comunicazione che raggiunge il suo scopo. Martel, con un linguaggio semplice e un prosa scorrevole, crea un contrasto fra i toni tenui e limpidi del suo scrivere e il dramma, con le sue sensazioni forti, del naufragio e della sopravvivenza. Un racconto che ci mette di fronte a noi stessi e ci chiede di fare una scelta. La nostra scelta finale ci dirà se siamo positivi e sognatori o realisti e negativi. Un libro che, insieme a poche altre letture, contribuisce a modificare la nostra visione della vita ed a capire che il nostro piccolo mondo, fatto di  abitudini, scelte e princìpi, può essere capovolto in qualsiasi momento e che è proprio quella circostanza a dimostrare quanto valiamo.

"La fabbrica di cioccolato" Roald Dahl

roald dahl
"La fabbrica di cioccolato"
Roald Dahl
Salani editore collana Gl'istrici
€ 8,50
Dobbiamo a Gene Wilder e in seguito a Johnny Depp, ed ai rispettivi registi Mel Stuart e Tim Burton, se Willy Wonka e la sua fabbrica di cioccolato, frutto della mente di Roald Dahl, sono conosciuti in tutto il mondo. Due trasposizioni cinematografiche riuscite e di meritato successo. Una favola originale, adatta per i bambini dai 3 ai 10 anni, ma gradevole anche per noi "bambini" un po' più grandi.

Ad un offervatore distratto Charlie Bucket potrebbe sembrare un bambino davvero sfortunato: la sua famiglia è molto povera, vive in una casa molto piccola e insieme ai suoi genitori vivono quattro anziani nonni in un unico letto da cui, per la mancanza di forze, non hanno mai la possobilità di alzarsi. Ma Charlie è un ragazzo fortunato. È circondato da tanto affetto e non mancano mai, ogni sera, le storie avventurose di nonno Joe. Nella sua stessa città c'è un'incredibile fabbrica di cioccolato, da dove non entra e non esce nessuno, e che produce i più strardinari e bizzarri dolci che si possano immaginare. Willy Wonka, il proprietario, imbandendo un concorso, decide di far entrare cinque bambini, con i rispettivi genitori, nella sua fabbrica. Charlie ed altri quattro ragazzi hanno questa possibilità, ma la visita si rivela più di un semplice tour esplorativo. Sembra che la fabbrica faccia emergere i lati, positivi e negativi, della personalità dei visitatori.

Gradevole e istruttiva. La storia di Charlie e della sua avventura nella fabbrica di cioccolato dell'originale Wonka è ancora attuale. La morale generale è valida ancor più oggi di quanto lo sia stato al momento della prima pubblicazione. La terminologia, la trama e lo stile stesso sono orientati ad un pubblico giovanissimo, per cui le trasposizioni cinematografiche, e in particolar modo quella del 2005 diretta da Tim Burton, per quanto fedeli alla trama, la arricchiscono di maggiori particolari rispetto al libro, risultando così più interessante per un pubblico adulto, ma le lezioni impartite da Dahl sono più incisive nell'opera scritta. Per cui, anche se la versione cinematografica regala qualche emozione in più, è il racconto che diventa educativo, mettendo in secondo piano l'elemento fantastico. Per chi ha voglia di tornare bambino, o per chi ha un figlio a cui leggere un racconto che va oltre il puro divertimento, la storia della Fabbrica di cioccolato è senz'altro consigliata.

"Stoner" John Williams

"Stoner"
John Williams
Fazi Editore
€ 17,50
"... La verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenzionsa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria, è il caso che abbiamo davanti" Questo è un estratto della postfazione di Peter Cameron a Stoner , e non avrei trovato espressione più appropriata per esrpimere la mia opinione non solo su questo romanzo, ma anche sulla miriade di romanzi che, dietro una trama avvincente e fantasiosa, in realtà celano scrittori mediocri. Come si è capito non è il caso di John Williams. Dimenticato per diversi decenni, l'ultima edizione è datata 1965, nel 2006 il New York Review Books lo ripubblica e arriva in Italia, girazie alla Fazi editore, esattamente un anno fa, nel febbraio 2012.

William Stoner è di modeste origini. Unico figlio di una coppia di contadini, è cresciuto in un ambiente che lascia poco spazio a gesti affettuosi e momenti di familiare intimità. Inizia la carriera universitaria alla facotà di agraria, ma l'abbandona per seguire un'inaspettata passione letteraria. Si laurea, diventa professore universitario, e nel frattempo si sposa e ha un bambina. Il matrimonio è un fallimento sin da principio, ma lo porta avanti con indolenza e pigrizia. La professione non gli offre nessuna possibilità di carriera, ma si fa trasportare dalla passione per ciò che fa. Una vita mediocre che non lascia nessun ricordo rimarchevole e che finisce nel silenzio e nell'apatia, così come è iniziata.

Ci sono casi in cui la trama della quarta di copertina di un libro può dare un'impressione fuorviante. Leggere di una vita mediocre può non sembrare interessante, sebbene Moravia ci abbia dimostrato il contrario, ma, come già detto nell'incipit di questo post, la prosa di Williams, viva, incisiva, reale, attira il lettore, coinvolge, fino a farlo emozionare e soffrire.  La realtà di Stoner, amara e indolente, risalta come un forte contrasto di un audace accostamento di colori. Si soffre con Stoner, si ama con Stoner, si vive con Stoner. Il trasporto emotivo parte sin dalle prime battute, e l'eleganza della scrittura, priva di snobbismo, rimane fino al termine. I personaggi, dal più marginale allo stesso Stoner, sono accuratamente ritratti, delineati, e si matura un'opinione di ciascuno di essi, spesso in contrasto con l'opinione che se ne fa il protagonista. Un esempio di scrittura che raggiunge livelli molto alti e che personalmente ho equiparato, benché con stili diversi, ad Hemingway, Salinger e McCarthy. Gli anni di dimenticanza devono essere riscattati includendo Stoner fra la più alta letteratura del secolo scorso. Che la consigli come lettura penso si sia ormai capito, e se ancora non è emerso dalle poche parole che son riuscito a spendere, è decisamente uno dei libri più belli che abbia mai letto.

"Battle royale" Takami Koushun

"Battle royale"
Takami Koushun
Piccola biblioteca
Oscar Mondadori edizioni
€ 12,00
Ammetto che se non si fosse posta tanta attenzione per questo libro in seguito al presunto plagio (presunto perché non gli ho ancora letti) da parte di Suzanne Collins e della sua trilogia, di cui Hunger games è il primo capitolo, forse non avrei scoperto l'esistenza di questo romanzo. Misteriosamente la trilogia della Collins non ha sollevato il più leggero lembo della mia insaziabile curiosità letteraria, mentre Battle royale, sarà per il fascino magnetico della letteratura nipponica o per la curiosità di scoprire le ragioni del presunto plagio, ha attirato la mia attenzione. Devo ammettere però che anche la trama di Koushun Takami non eccelle in originalità. L'idea di un gioco mortale con la graduale morte dei partecipanti era già stata partorita sin dagli anni cinquanta, e anche nel cinema è stata sfruttata ampiamente (ricordiamo per esempio L'implacabile, con uno Schwarzenegger all'apice della sua carriera). Dopo questa breve anticipazione della trama, possiamo parlare del libro.

Il Giappone, in questo presente alternativo, è la Repubblica della Grande Asia dell'Est. Un governo totalitario, chiuso e spietato. Ogni hanno una classe di terza media viene sorteggiata per il Battle royale, una gara che avviene su un'isola in cui il vincitore è colui che sopravvive sterminando i suoi compagni. Tocca questa volta alla terza B della  scuola di Shiroiwa, formata da 42 studenti. Convinti di partire per una gita scolastica, si ritroveranno invece coinvolti nel gara mortale.

Al di là della scorrevolezza e dalle molteplici scene gore (prendo in prestito un termine cinematografico), non trasmette null'altro. La trama è alternata da momenti in cui il racconto scorre a momenti invece in cui la trama sembra ristagnare e dove le azioni dei ragazzi diventano prevedibili. La sequenza di omicidi, troppe per riuscire a tenere alta l'attenzione, si riduce ad un'arida lista di morti improbabili e reazioni inverosimili, tanto da risultare quasi irritante. La prosa di Koushun è elementare, nell'accezione negativa del termine, in contrasto con il target a cui si orienta il racconto. Un'idea che, svilupppata sapientemente, poteva offrire spunti di riflessione, la situazione stessa di un Giappone alternativo in cui la libertà di parola e di pensiero è punibile con la morte ne è una, idea che rimane semplicemente abbozzata. Dei personaggi, per quanto di ognuno si approfondisca il passato, non viene tracciato alcun profilo psicologico. Si ha l'impressione, salvo poche eccezioni, di avere 42 ragazzi caratterialemte identici fra loro, con le medesime reazioni e medesimi timori. Il finale, prevedibile come molte scene, sancisce la definitiva delusione. Per quanto venga classificato come lettura per adolescenti, non mi sentirei in pace con la coscienza nel consigliarlo. Violenza gratuita, linguaggio elementare, carenza di stile non cono caratteristiche degne di una lettura, che sia per giovani o per adulti.