Rumore bianco - Don DeLillo

Nell'aprocciarmi a DeLillo avevo intuito che Rumore bianco non sarebbe stata una comune lettura, di quelle spensierate da fare in momenti morti. La conferma l'ho avuta già dalle prime pagine del romanzo.

La famiglia Gladney, composta dal padre Jack, professore nella facoltà della cittadina in cui vive, con alle spalle tre matrimoni, Babette, anch'essa non al suo primo matrimonio, i figli dei precedenti matrimoni dell'uno e dell'altro, Denise, Steffie, Heinrich e Wilder, trascorre una placida esistenza, caratterizzata dal rassicurante consumismo americano degli anni '80, fino a quando un disastro ecologico, "l'evento tossico aereo", farà emergere paure e ossessioni non confessate. I due coniugi così scopriranno di avere in comune più cose di quanto immaginino.

Penso che fino a questo momento Rumore bianco possa essere considerato la lettura più importante dell'anno, come nello scorso anno sono stati Stoner e Il tormento e l'estasi. La ragione la si può ricercare nello stile di DeLillo con cui la trama, per quanto interessante e attuale, passa in secondo piano. Uno stile che non risulta né semplicistico né eccessivamente elaborato, né scarno di introspezioni né indugia eccessivamente in pensieri futili, trovando dunque  il perfetto equilibrio narrativo. Il punto forte è appunto l'introspezione del personaggio, in questo caso la voce narrante Jack, che è costruita magistralmente per condurci nell'evoluzione, o piuttosto al palesamento, della personalità, con i suoi disturbi e ossessioni, di Jack e Babette. Alcuni accusano un brusco e repentino cambio di situazioni, di pensieri e di lassi temporali, senza avere in apparenza legami fra loro, ma sono proprio questi "zapping" mentali che ci restituiscono un profilo psicologico completo. Un libro quindi che rimarrà a lungo nel mio cuore e nella mia mente, e che verrà collocato sul podio non solo dei libri più amati, ma di quelli, più importanti, che mi hanno aiutato a crescere e formarmi culturalmente.