"Il bambino con il pigiama a righe" John Boyne BURextra Edizioni € 10,90 |
Bruno ha nove anni. Vive felice nella sua enorme casa di Berlino, ha degli amici, una sorella più grande che lo provoca, una mamma dolcissima e un padre di cui ignora la professione. Ne verrà a conoscenza il giorno in cui si trasferirà ad Auscit, in una casa un po' triste e trascurata, dalla cui camera personale Bruno ha la possibilità di vedere una curiosa comunità di gente abbigliata con dei piagiama a righe. Non può avere nessun contatto con loro, in quanto un reticolo li separa dall'abitazione, ma un giorno, attraverso la stessa barriera, avrà modo di conoscere Shmuel, suo coetaneo, e la sua triste storia.
Come tutte le storie che riguardano l'olocausto, è una triste storia. L'avere come protagonista un bambino, e dalla cui ottica riviviamo l'orrore, accentua la drammaticità degli avvenimenti. In questo racconto, magistralemente scritto, il linguaggio che Boyne decide di adottare è quello semplice dei bambini, con i termini mal compresi, Auschwitz diventa Auscit, il Fuhrer diventa il Furio e così via, con i piccoli problemi quotidiani, a cui però si aggiungono gli orribili avvenimenti nel campo di concentramento. L'ottica infantile di un bambino non comprende l'atrocità che avviene sotto i suoi occhi, come anche non comprende la differenza fra lui e i detenuti del campo. Mettere al centro dell'attenzione i pensieri acerbi di un novenne ha permesso a Boyne di focalizzare l'innaturale odio razziale che lo separa dal suo migliore amico, e come nella natura primordiale degli esseri umani le differenze, di qualsiasi genere, fra uomini non è nemmeno contemplata. Un romanzo che ci insegna come il male procura altro male, soprattutto a coloro che ne sono i promotori. Non solo una lettura consigliata, ma direi doverosa, per non dimenticare le vittime di tutti gli olocausti, conosciuti o meno, avvenuti nel mondo.