"Il bambino con il pigiama a righe" John Boyne

john boyne
"Il bambino con il pigiama a righe"
John Boyne
BURextra Edizioni
€ 10,90
Come già l'anno scorso, in questo periodo, all'approssimarsi del giorno della memoria, mi dedico a letture che prendano in esame il tema dell'olocausto, perché mi sembra giusto e doveroso ricordare ciò che non deve essere ripetuto. "La solita storia" potrebbe rispondere qualcuno, ma la facilità con cui l'umanità tende a dimenticare il passato, e gli ultimi anni in Italia ne sono stati una conferma, mi fa pensare che se non dovessimo ritornare sull'argomento rischieremmo di rivedere gli orrori che ancora oggi, a dispetto della volontà di sensibilizzazione delle coscienze, vediamo perpetrarsi. Il bambino con il pigiama a righe di John Boyne, che con immensa delusione ho visto svalutato da lettori superficiali e di scarsa memoria (quella storica, ovvio!!!) è un racconto che parla a tutti, bambini e adulti.

Bruno ha nove anni. Vive felice nella sua enorme casa di Berlino, ha degli amici, una sorella più grande che lo provoca, una mamma dolcissima e un padre di cui ignora la professione. Ne verrà a conoscenza il giorno in cui si trasferirà ad Auscit, in una casa un po' triste e trascurata, dalla cui camera personale Bruno ha la possibilità di vedere una curiosa comunità di gente abbigliata con dei piagiama a righe. Non può avere nessun contatto con loro, in quanto un reticolo li separa dall'abitazione, ma un giorno, attraverso la stessa barriera, avrà modo di conoscere Shmuel, suo coetaneo, e la sua triste storia.

Come tutte le storie che riguardano l'olocausto, è una triste storia. L'avere come protagonista un bambino, e dalla cui ottica riviviamo l'orrore, accentua la drammaticità degli avvenimenti. In questo racconto, magistralemente scritto, il linguaggio che Boyne decide di adottare è quello semplice dei bambini, con i termini mal compresi, Auschwitz diventa Auscit, il Fuhrer diventa il Furio e così via, con i piccoli problemi quotidiani, a cui però si aggiungono gli orribili avvenimenti nel campo di concentramento. L'ottica infantile di un bambino non comprende l'atrocità che avviene sotto i suoi occhi, come anche non comprende la differenza fra lui e i detenuti del campo. Mettere al centro dell'attenzione i pensieri acerbi di un novenne ha permesso a Boyne di focalizzare l'innaturale odio razziale che lo separa dal suo migliore amico, e come nella natura primordiale degli esseri umani le differenze, di qualsiasi genere, fra uomini non è nemmeno contemplata. Un romanzo che ci insegna come il male procura altro male, soprattutto a coloro che ne sono i promotori. Non solo una lettura consigliata, ma direi doverosa, per non dimenticare le vittime di tutti gli olocausti, conosciuti o meno, avvenuti nel mondo.

2 commenti:

  1. Ho visto il film omonimo, davvero commovente!

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  2. Io non ho avuto il coraggio di vederlo. Il libro è stato sufficientemente straziante. Grazie per il commento Francesco

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