Come tutti i grandi scrittori di fantascienza, e tra questi non possiamo non citare Asimov e Dick, Bradbury,
scomparso solo il 5 giugno di quest'anno, ha dimostrato grandi doti
antropologiche, doti già personalmente notate in "Fahrenheit 451", e che
in "Cronache marziane" vengono maggiormente evidenziate...
Racconti
nati singolarmente, e diventati in seguito una raccolta con un unico
filo conduttore, le Cronache narrano l'approdo e la colonizzazione di
Marte da parte dei terrestri, dai primi contatti con i marziani, al
successivo esodo di massa.
L'ambientazione
distopica è la medesima di Fahrenheit, e la stessa che ritroviamo in
molti romanzi fantascientifici di grande successo. Timori, psicosi,
invasioni ma anche scoperte, amicizie e amori emergono dal comportamento
umano. La prosa impeccabile raggiunge livelli poetici, dalle
descrizioni paesaggistiche a quelle degli animi dei protagonisti. La
geniale caratterizzazione dei marziani e del loro ambiente rende
l'atmosfera quasi onirica, irreale, anche se incredibilmente tangibile.
Un'opera che spinge alla riflessione, sul modo di concepire il diverso e
il rispetto per ciò che non conosciamo e che ci lascia intendere che
nascosto dietro la grande stupidità umana possa esserci un immenso amore
per i nostri simili.
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